Dai bersaglieri agli alpini: le Armi festeggiano la prima capitale Stampa

Da aprile a ottobre centinaia di migliaia di militari ed ex a Torino, dove il 14 maggio 1861 il ministro Fanti con un decreto sanciva la fine dell'Armata piemontese e istituiva l'Esercito italiano

 

«Italia 150» indossa la divisa per i grandi raduni militari che da aprile a ottobre porteranno a Torino centinaia di migliaia di persone. Provincia e Comune si sono battuti per concentrarli tutti nella prima capitale d'Italia, dove il 14 maggio 1861 il ministro della Guerra Germano Fanti firmava il decreto che sanciva la fine della gloriosa Armata piemontese e istituiva l'Esercito italiano. I Savoia sapevano che i piemontesi erano eccellenti combattenti e che il «bogia nen», con cui si sbertucciano i torinesi, non significa gente in poltrona che non ama muoversi, ma una ben più eroica obbedienza con cui i soldati rispondevano al perentorio ordine dei loro comandanti «bogia ne, non muoverti» di fronte all'assalto dei nemici: morivano combattendo ma non si muovevano.
 

Il volo dei Mangusta
L'evento sarà celebrato a Torino e a Roma. Alla presentazione dei raduni c'era il sindaco Sergio Chiamparino, che ha ironizzato sui propri trascorsi di caporalmaggiore istruttore degli alpini, «la figura più odiata di tutto l'esercito». Il 4 maggio le piazze San Carlo, Carignano, Carlo Alberto e Castello ospiteranno i concerti delle bande e in piazza San Carlo l'atterraggio dei Mangusta, elicotteri da combattimento utilizzati anche in Afghanistan, con lancio di paracadutisti. Apriranno le porte le strutture più prestigiose, dalla Scuola di applicazione alla Scuola di artiglieria, dove sarà possibile visitare il museo, uno dei più importanti d'Europa.
Il 17 aprile esordiranno i granatieri che sfileranno in piazza Castello, via Roma, piazza San Carlo, piazza Carlo Felice: è prevista una rappresentanza dei Grenadier Guards della regina Elisabetta. È l'arma più antica. Il duca Carlo Emanuele II nel 1658 passò dalla milizia chiamata per la guerra e dai reggimenti di proprietà dei comandanti ai reggimenti permanenti, di proprietà del Duca, cioè dello Stato. Il primo fu il Reggimento delle Guardie che ebbe il battesimo di fuoco a Candia a difesa del «Leone di Venezia»: partirono in duemila, sostennero 28 mesi di assedio dei turchi e tornarono solo duecento.

 

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1) Fanfara dei bersaglieri a passo di corsa in occazione del raduno 2010 svoltosi a Bergamo; 2) carica di cavalleria a Montebello, 1862, in un dipinto di Giovanni Fattori; 3) un elicottero Mangusta in dotazione all'aviazione dell'esercito


Il 6-8 maggio gli alpini
Il 6-8 maggio sarà l'84ª Adunata nazionale degli alpini ad animare la città: si prevede un'affluenza record di 500 mila persone. Ammassamento al monumento di Vittorio Emanuele nell'omonimo corso, poi sfilata Porta Nuova, via Roma, piazza San Carlo, piazza Castello, via Po, piazza Vittorio.
L'organizzazione è curata dalla sezione torinese dell'Associazione nazionale alpini, la più antica d'Italia, fondata il 19 febbraio 1920, come il Museo nazionale della montagna Duca d'Aosta al Monte dei Cappuccini fondato nel 1874 dal Club alpino italiano, a sua volta fondato il 12 agosto 1863 durante la scalata del Monviso di Quintino Sella, Giovanni Barracco, Paolo e Giacinto di Saint Robert. Gli alpini nascono con il regio decreto 1056 del 15 ottobre 1872, anche se il corpo specializzato a operare sulle montagne ha origini antichissime: alcuni documenti provano l'esistenza di tre legioni alpine dell'esercito romano.
Grazie al capitano di Stato maggiore Giuseppe Domenico Perucchetti – lombardo di Cassano d'Adda, fuggito dalla dominazione austriaca per combattere nell'esercito piemontese nella Seconda guerra d'indipendenza – e al ministro della Guerra, il generale novarese Cesare Ricotti Magnani, fu aumentato a 62 il numero dei distretti militari: in alcuni vennero inserite truppe specializzate nella difesa dei confini montani e legate al territorio. I distretti militari di Cuneo, Torino, Novara, Como, Brescia, Treviso, Udine costituirono per primi i reparti operativi.
 

La tradizione della Cavalleria
Il 20-22 maggio è il turno della cavalleria: 1.300 partecipanti e 200 cavalli sfilano il 22 con ammainabandiera al monumento al Cavaliere. Se la fanteria da sempre rappresenta la base degli eserciti, la cavalleria si è sempre distinta come arma aristocratica per eccellenza. Ha origine dalla cavalleria sabauda nella quale i primi reggimenti «Dragoni di Sua Altezza» e «Dragoni di Madama Reale» furono organizzati nel 1668. Nel 1774 vengono formati quattro reggimenti di dragoni e quattro di cavalleggeri che, per l'occupazione francese, Carlo Emanuele IV scioglie dal giuramento di fedeltà. Alla fine del primo conflitto mondiale raggiunge il numero massimo di 30 unità. L'Aeronautica e l'aviazione dell'Esercito sfileranno insieme domenica 11 giugno. Nella campagna in Africa orientale nel 1886-87 il Genio utilizzò aerostati per l'osservazione dall'alto. La prima scuola di volo militare fu fondata nel 1909 a Centocelle (Roma), che divenne il primo aeroporto italiano. Dopo il referendum del 2 giugno 1946 si chiamò Aeronautica militare.

 

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La corsa dei fanti piumati
Ottantamila bersaglieri sfileranno di corsa domenica 19 giugno. Il corpo dei bersaglieri fu istituito a Torino su proposta del generale Alessandro Ferrero conte de La Marmora il 18 giugno 1836 come esploratori e assaltatori. La specialità proposta da La Marmora – che viaggiò molto in Europa – è che il bersagliere deve essere in grado di operare in autonomia e deve essere addestrato a sparare e ad agire anche isolato «per sorprendere, disturbare e sconvolgere i piani nemici». Il corpo entrò nella leggenda con la spedizione per la guerra di Crimea nel 1855, dove morì di colera il fondatore, e per la presa di Porta Pia il 20 settembre 1870.
Al giugno 1814 risale la fondazione dei carabinieri a opera di Vittorio Emanuele I per avere un corpo di polizia simile a quello francese della gendarmeria con doppia funzione, polizia militare e gendarmeria: il primo comandante fu il generale d'armata Giuseppe Thaon di Revel. Il nome deriva dall'arma in dotazione: la carabina; i colori del pennacchio, scarlatto e turchino, furono scelti nel 1833 da Carlo Alberto al quale i carabinieri salvarono la vita nella battaglia di Pastrengo: «Essi dovevano esprimere anche nei dettagli il fatto di essere i difensori dell'ordine dinastico sabaudo». I carabinieri sfileranno domenica 26 giugno.
 

Anche i Vigili del fuoco
Assoarma, che comprende 34 associazioni d'Arma, marcerà il 3 luglio mentre i Vigili del fuoco l'11 settembre, anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle di New York. Il 18 settembre la Sanità Militare: il 4 giugno 1833 Carlo Alberto riordinò il servizio sanitario dell'esercito. Il 2 ottobre chiuderà l'International police association.

 

Pier Giuseppe Accornero - L'Eco di Bergamo - 14/04/2011

 

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