Laura Billitteri, 26 anni, in partenza con le Penne nere. Laureanda in Economia, nell'esercito dal marzo 2009
Laura Billitteri ha 26 anni, è nata a Ponte San Pietro ma vive con la famiglia in città, ed è prossima alla discussione della tesi di laurea alla facoltà di Economia dell'Università di Bergamo. Potrebbe sembrare una ragazza come tante altre se non fosse per il fatto che è in procinto di partire per l'Afghanistan con il contingente alpino. Infatti, oltre ad essere studentessa universitaria, Laura Billitteri fa parte dell'esercito dal marzo del 2009 ed è caporale del 5° Reggimento Alpini Morbegno di stanza a Vipiteno.
Quando ha deciso di intraprendere la carriera militare e perché nelle truppe alpine?
«La vita militare mi ha sempre affascinata. Una volta finiti gli esami universitari e completata la tesi ho deciso di provare a trasformare il sogno in realtà. All'inizio i miei genitori erano un po' scettici ma in seguito, convinti che quello che stavo andando a fare era frutto di una mia scelta, mi hanno sostenuta. Ho chiesto io di entrare nel Corpo degli Alpini. Provengo da Bergamo, città alpina da sempre. Gli alpini con i loro valori di fratellanza e di spirito di sacrificio sono un simbolo della mia terra. La scelta è stata naturale».
La vita militare: essere donna è un vantaggio o un ostacolo?
«Noi donne non abbiamo vantaggi rispetto ai nostri colleghi maschi. Seguiamo lo stesso addestramento, senza sconti o occhi di riguardo. Con i colleghi uomini c'è un rapporto di rispetto e di aiuto reciproco: è solo in questo contesto che nasce lo Spirito di Corpo unico degli Alpini».
Che cosa apprezza della vita militare? Quali le difficoltà?
«Inizialmente le difficoltà sono state tante. Mi sono trovata in un posto nuovo lontana da casa. Inoltre, ma questo accomuna tutti quanti iniziano un nuovo percorso, non sai esattamente quello che ti aspetta. La vita militare deve piacere, deve appassionare. Questa professione comporta sacrifici che non tutti sono disposti ad affrontare, ma anche molte soddisfazioni».
Ha partecipato all'adunata degli Alpini a Bergamo?
«Il 5° Reggimento alpini di Vipiteno, dove presto servizio, è stato il reparto che ha aperto la sfilata di domenica durante i tre giorni dell'Adunata nazionale. Sfilare in armi nella mia città è stata un'emozione grandissima. Sentivo il calore della gente che stava lì per noi e ci applaudiva nonostante il freddo e la pioggia. Tante volte, marciando, ho sentito gridare dalle tribune "Brave alpine!". Il pubblico è rimasto per tutte le 12 ore di sfilata ad applaudire noi Alpini, in armi e non, a dimostrazione dell'amore che Bergamo ha nei confronti di coloro che portano e hanno portato la penna».
Pronta dunque a partire per l'Afghanistan: ha già affrontato altre missioni all'estero?
«Non ho ancora avuto esperienze "fuori area", nel senso che non ho ancora preso parte a una missione internazionale, ma a breve partirò per il territorio afghano. L'unica mia esperienza all'estero con il reggimento è stata un campo in Ungheria, nei pressi del lago Balaton, nello scorso mese di maggio».
In che cosa consiste l'addestramento per intraprendere la missione?
«L'addestramento deve ricalcare il più possibile, in termini di realismo e fatica, le attività che andremo a svolgere all'estero. Quanto più è aderente alla situazione reale, tanto più saremo pronti a sostenere lo stress fisico e mentale. Per sei mesi abbiamo provato e riprovato le procedure d'impiego per fronteggiare tutte le possibili situazioni in cui ci si potrebbe trovare ad operare (l'autodifesa, l'evacuazione di feriti, il primo soccorso, l'allestimento di posti di distribuzione di aiuti umanitari, le modalità per diminuire il rischio di un attentato e così via). Sono stati sei mesi intensi e faticosi, ma a pochi giorni dalla partenza posso dire di sentirmi preparata».
Preparata anche per affrontare la paura e il rischio?
«Non giudico la paura in maniera del tutto negativa. Anzi. Il timore ti aiuta a essere più vigile, a osservare con occhio attento e critico la realtà che ti circonda, a vedere particolari che altrimenti passerebbero inosservati. Particolari che spesso fanno la differenza fra la vita e la morte. Se riesci a sfruttare positivamente il timore, quella tensione che accompagna anche la più piccola attività che svolgiamo laggiù, allora hai sicuramente un'arma in più dalla tua parte».
Laura Arnoldi - L'Eco di Bergamo
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