Medagliere |
Sul vessillo Sezionale di Bergamo sono appuntate le seguenti Medaglie d’oro al valore militare:
SERGIO ABATE nato a Napoli il 3 agosto 1909, frequenta la Scuola Allievi Ufficiali di Milano; sottotenente del 1° Reggimento alpini, battaglione Pieve di Teco negli anni 1931-1932; iscritto all’A.N.A. di Bergamo, il 7 aprile 1935 volontario in Africa Orientale, promosso al grado di tenente, passa al IX battaglione Arabo Somalo; deceduto il 19 maggio 1936, durante una operazione di rastrellamento nella zona del Monte Dunun. Neghelli in Etiopia. Motivazione della medaglia d’oro:“Con decisione, arditezza e sprezzo del pericolo, attaccava un forte gruppo di ribelli. Nel combattimento che ne seguiva, aspro per la preponderanza delle forze avversarie, non desisteva ed alla testa del suo plotone tentava di rompere il cerchio. Colpito gravemente cadeva sul campo. Esempio di valore e di alto sentimento del dovere”. Monte Dunun, Neghelli, 19 maggio 1936.
DON GIOVANNI BREVI nato a Rocca del Colle, ora Bagnatica (Bergamo) il 28 giugno 1908; ordinato sacerdote il 12 luglio 1934; dopo essere stato missionario tra i lebbrosi del Camerun viene chiamato alle armi nell’autunno 1940; nominato Cappellano al 9° reggimento alpino, fu inviato con lo stesso sul fronte greco - albanese e poi dal 15 agosto 1942 parte per la Russia con il grado di Tenente cappellano del battaglione “Val Cismon”. Fu fatto prigioniero nel gennaio 1943 durante la ritirata dal Don e condannato ai lavori forzati; rientrò in Italia nel 1954. Cappellano Militare Capo della 2a Legione Guardie di Finanza a Torino fino al 1976. Decorato di Croce al merito di Guerra (Mali Scindeli, fronte greco, 3 - 11 aprile 1941), Medaglia della Campagna di Guerra 1941-1943 con tre stellette. Motivazione della medaglia d’oro:“Apostolo della Fede, martire del patriottismo, in ogni situazione, in ogni momento si offriva e si prodigava in favore dei bisognosi, noncurante della sua stessa persona. Sacerdote caritatevole ed illuminato, infermiere premuroso ed amorevole, curava generosamente gli infetti di mortali epidemie. Intransigente patriota, con adamantina fierezza, affrontava pericoli e disagi, senza mai piegarsi a lusinghe e minacce. Di fronte ai doveri ed alla dignità di soldato e di italiano preferiva affrontare le sofferenze ed il pericolo di morte pur di non cedere. Eroicamente guadagnava il martirio ai lavori forzati. Esempio sublime di pura fede e quanto possa un apostolo di Cristo ed un soldato della Patria”. Prigionia in Russia, 1942-1954. FRANCO BRIOLINI nato ad Albino (Bergamo) il 29 maggio 1908 e morto ad Arnautowo sul fronte russo il 26 gennaio 1943. Capitano del 5° Reggimento alpini, battaglione “Tirano”, 49ª compagnia. Motivazione della medaglia d’oro: “Comandante di compagnia alpina, capace ed ardito trasfondeva in cinque mesi di operazioni sul fronte russo il suo esuberante entusiasmo ed il suo elevato senso del dovere nei suoi alpini, formando del reparto un solido ed aggressivo strumento di guerra, temprato contro tutte le avversità e gli ostacoli del difficile settore operativo. In un momento particolarmente critico di un aspro combattimento, ricevuto l’ordine di contrattaccare il nemico che, superiore in uomini e mezzi, stava attaccando una colonna in ripiegamento, benchè conscio della sua superiorità numerica, senza armi di accompagnamento, con poche munizioni e con uomini sfiniti dalle lunghe marce nella steppa gelida e dalla privazioni, consapevole del sacrificio si metteva alla testa dei suoi alpini e li trascinava in assalto disperato che sorprendeva il nemico sconvolgendone le file e mettendolo in fuga. Nel generoso ed eroico tentativo immolava la sua giovane vita, supremo olocausto di una delle più tipiche figura della gente della nostra montagna che addita la via del sacrificio e del dovere; morente incitava ancora i suoi alpini al grido di “Avanti Alpini; Viva l’Italia””. Arnautowo (Russia), 26 gennaio 1943
Non appuntate sul vessillo sezionale, pur essendo alpini, perché ottenute militando sotto reparti non alpini, meritarono la medaglia d’oro al valor militare anche:
VITTORIO GASPARINI capitano degli Alpini e partigiano, nato ad Ambivere (Bergamo) il 30 luglio 1913. Compie gli studi presso l’Istituto Tecnico di Bergamo e poi all’Università di Venezia; frequenta il corso Allievi Ufficiali a Milano; nel 1934 è ufficiale presso il 4° Reggimento alpini; richiamato nel 1935 nello stesso; nuovamente richiamato nel 1939 presta servizio presso il Magazzino Centro di Mobilitazione del Battaglione Edolo, congedato nel 1940; si trasferisce a Roma per lavoro e vi si trova l’8 settembre 1943, partecipa alla lotta di liberazione e raggiunge l’Alta Italia dove cooperò con il Fronte Clandestino di Resistenza della Marina Militare, ma a Montichiari il 24 maggio 1944 viene arrestato dai tedeschi e trasferito a Milano, per essere interrogato; dopo essere stato torturato venne fucilato in una piazza di Milano il 12 agosto 1944. Motivazione della medaglia d’oro: “Si prestava volontariamente a cooperare con il fronte clandestino di resistenza della Marina militare raccogliendo e inviando preziose informazioni militari, politiche ed economiche risultate sempre delle più utili allo sviluppo vittorioso della guerra di liberazione. Arrestato dai tedeschi e torturato per più giorni consecutivi resisteva magnificamente senza mai tradirsi né rivelare i segreti a lui noti, addossandosi le altrui colpe e riuscendo con ciò a scagionare un compagno che veniva liberato. Condannato a morte veniva barbaramente fucilato in una piazza di Milano poco discosta dalla sua abitazione e dai propri familiari. Elevato esempio di indomito coraggio e di incrollabile forza morale, ammirevole figura di ufficiale e di martire che ha coronato la propria esistenza invocando la patria”. Milano, 1 gennaio - 12 agosto 1944 FERRUCCIO PIZZIGONI nato a Milano il 7 maggio 1919 (per tale motivo la medaglia d’oro è appuntata sul vessillo della sezione di Milano), da genitori bergamaschi (il padre ing. Pericle era il fratello della mamma dei fratelli Calvi), iscritto al Politecnico di Torino, viene chiamato alle armi dove frequenta il corso allievi ufficiali di artiglieria alpina, sottotenente del Gruppo artiglieria alpina “Mondovì”, 10a batteria; poi trasferito al Comando della difesa marittima dell’isola di Lero (Mar Egeo); dopo l’8 settembre 1943, l’isola assediata dalle truppe tedesche è costretta alla resa; dopo la cattura denuncia il suo stato di ufficiale e, per la resistenza durante l’assedio, viene con altri militari trucidato dai tedeschi. Motivazione della medaglia d’oro: “Ufficiale in sottordine di batteria antinave in batteria insulare d’oltremare, stretta d’assedio da preponderanti forze germaniche, piazzata una mitragliera sui resti di un cannone distrutto della batteria, effettuava personalmente efficacissimo fuoco contro aerei attaccanti in picchiata. Avvenuto lo sbarco nemico, incurante del fuoco dei mortai e dei persistenti attacchi aerei a volo radente ed in picchiata, iniziava e continuava il fuoco dei cannoni, riuscendo per due volte a colpire e costringere a riprendere il largo navi e mezzi nemici da sbarco. Rimasto ferito, con un solo marinaio superstite fra gli armamenti decimati, proseguiva il fuoco con due pezzi, caricando e puntando lui stesso un cannone fino al giungere dei rinforzi e prodigandosi oltre il limite della sua energia per soccorrere i feriti. Caduto esausto e rianimatosi dopo breve pausa, riprendeva con indomito ardore l’aspra lotta, finché sopraffatto in lunghe ore di combattimento l’eroico presidio, faceva saltare i cannoni rimasti efficienti. Catturato dal nemico, ben consapevole delle feroci rappresaglie e pure avendo la possibilità di sfuggirle rimanendo nei ranghi dei semplici soldati, denunciava il suo stato di ufficiale, non esteriormente visibile, per seguire la sorte dei colleghi. Trucidato, cadeva confermando nell’estremo sacrificio mirabili virtù militari e sublime dedizione al dovere”. Lero, Egeo, 12 novembre 1943
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