Piaciuto l'assaggio ora scalpita per la naia Stampa

Lovere


Il cappello con la penna ce l'ha, ma non è ancora un alpino «fatto e finito». Marco Galli, diciannovenne di Lovere, spera di diventarlo presto: è appena rientrato da Belluno, dove ha sperimentato la «mini naia», e ora spera di essere chiamato per le visite mediche e iniziare il suo anno come volontario nell'esercito.
La mini naia è stata introdotta dal ministero della Difesa per far provare ai giovani italiani, rimasti orfani della coscrizione obbligatoria, l'esperienza militare. «Una sera parlavo del mio futuro con mio papà Attilio – racconta il giovane –. Ho deciso di presentare domanda per la mini naja per provare qualcosa di nuovo, di diverso rispetto alle solite strade che possono intraprendere i miei coetanei».

 

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Marco è stato chiamato a Belluno dal settimo reggimento alpini, lo stesso da cui provenivano gli ultimi soldati italiani morti in Afghanistan, e nella città veneta per tre settimane ha provato la vita in caserma: «La sveglia era alle 6,30, poi alle 7 facevamo colazione e alle 8 c'era l'alzabandiera: tutti insieme cantavamo l'inno di Mameli. Durante la giornata poi svolgevamo diverse attività di addestramento, tra cui marce e campi in montagna con le tende». A questo si sono aggiunte le amicizie nate in caserma: «Eravamo una cinquantina di giovani provenienti da tutta Italia: alcuni di loro sono già venuti a trovarmi a Lovere». Insieme alle foto ricordo, Marco Galli è tornato da Belluno con il cappello alpino: «Ce l'hanno consegnato al termine della mini naja gli ufficiali alpini: vorrei poterlo indossare almeno per un anno intero».

 

G. Ar. - L'Eco di Bergamo 16/10/2010