Armenia.... che passione Stampa

È dal 1988 che, ogni anno, mi reco, a mie spese e con altri volontari, in Armenia, dove, proprio nel dicembre di quell’anno ci fu un terremoto d’intensità 6.8 che causò 25.000 morti, 19.000 feriti e lasciò 500.000 persone senza tetto. Partimmo con aerei militari, modello G222 ed il compito degli Alpini fu quello di attrezzare con le nostre forze e quanto reperibile, un ospedale da campo, poiché l’attuale era andato completamente distrutto e rimaneva sotto le macerie.

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Furono giornate intense e laboriose, gli Armeni che arrivavano al campo erano tutti malconci e pieni di acciacchi. Noi Italiani infondevamo tanto coraggio ed una magnifica fiducia. Nel frattempo conobbi la Beata Madre Teresa che apprezzò molto la mia devozione e la premura di non lasciar mai sole le Sister che, nel frattempo, accoglievano soprattutto i bambini con gravi handicap. L’eco di Bergamo donò loro 4 casette per ospitare i loro assistiti e questo richiede tuttora la nostra presenza sul posto, affinché vengano mantenute e risistemate costantemente ed adeguatamente. Noi Alpini, durante tutto l’inverno, raccogliamo quanto possibile tutto quello che serve per il buon funzionamento dell’intero complesso e, in primavera, dei grossi Tir partono via mare per l’Armenia. Tengo a precisare che il trasporto è a carico dei Camilliani (opera missionaria dell’ordine di San Camillo) che ad Ascios hanno costruito un ospedale gestito dai sacerdoti della Caritas che portano sempre dall’Italia materiale sanitario e quant’altro possa occorrere. Ci riservano sempre qualche metro di spazio per caricare anche il nostro di materiale e noi ci diamo da fare per contribuire quanto più generosamente possibile. Durante tutto questo tempo gli ospiti sono aumentati vistosamente e così abbiamo dovuto provvedere costruendo una seconda casa di accoglienza nella capitale Yerevan. Dobbiamo ringraziare anche gli Enduristi che hanno raccolto i fondi per dotare le due comunità di due fuori strada che permettono gli spostamenti da Spitak a Yeveran. Tutto questo è costato 20.000 euro e ci auguriamo che altri soldi arrivino per poter compiere altri acquisti o operazioni. Le novità, ogni anno, sono davvero tante. Nel 2011 io personalmente dovrò fare 8 pavimenti, l’attuale è troppo freddo. Gente generosa di Gorle mi aiuta volentieri, rappresento una vecchia garanzia per il mio paese, tutti mi conoscono e mi vogliono bene, ho sempre lavorato onestamente e cercato di aiutare quando mi riusciva di farlo, si fidano del sottoscritto e così hanno anche loro voglia di contribuire, a volte si prenotano anticipatamente per dare un contributo che magari arriverà nell’anno successivo. A queste suore che sono così tanto caritatevoli è impossibile dire di no e le loro richieste diventano per noi Alpini una promessa ed un impegno da tenere sempre presente durante tutto l’anno. Tre anni fa mia moglie fu ricoverata e sono sicuro che le loro preghiere ci hanno aiutato ad ottenere quella che oggi è per me stata una grazia, di averla ancora accanto. Quando siamo con loro preghiamo per tutti ed aspettiamo, è sempre successo che qualche benefattore ascolti. Qualche anno fa, con il contributo dell’Amministrazione Comunale, alcuni giovani e Don Marco hanno intrattenuto i ragazzi bisognosi con giochi semplici, ma coinvolgenti, si sono divertiti tutti ed ancora oggi ne parlano entusiasti, rievocando l’avvenimento. L’Armenia è un altopiano e Spitak si trova a 1.800 metri di altezza. Non ci sono fabbriche, si vive di pastorizia e agricoltura. La gente è semplice, povera, per le strade vendono i loro ortaggi: patate, carote, mele e quello che sono riusciti a coltivare. La maggior parte delle persone emigra per bisogno, per non morire di fame, lasciando le proprie famiglie a carico delle Suore che settimanalmente fanno loro visita portando alimenti di prima necessità quali farina, pasta, qualche vestito e tante, tante preghiere. Sono contento di quello che faccio e anche se mi costa tanta fatica e sacrifici non lascerei mai quelle persone sole ed abbandonate. L’Alpino Pietro Merelli

 

(a cura di Federico Rossi) Bergamo.info 19 ottobre 2010