Intorno all'alzabandiera «l'amore degli alpini» Stampa

«17 marzo: uniti sotto il Tricolore»: questo l'invito all'unità «senza se e senza ma» rivolto dal presidente dell'Associazione nazionale alpini Corrado Perona a tutte le sezioni e gruppi d'Italia. Anche la sezione di Bergamo e i 270 gruppi hanno fatto la loro parte dandosi appuntamento contemporaneamente in ogni sede alle 9,15 per un cerimoniale sobrio: alzabandiera, inno di Mameli, lettura del messaggio del presidente Perona. Nelle intenzioni dell'Ana «un gesto semplice, ma potente, che racconterà dell'amore sincero degli alpini verso l'Italia».
Nel cortile della sede sezionale di via Gasparini alla presenza del vessillo e dei gagliardetti dei gruppi di Longuelo, Boccaleone e Piazzatorre erano presenti tra gli altri il presidente sezionale Antonio Sarti, il vicepresidente Alessio Granelli, il consigliere Giovanni Locatelli e il consigliere nazionale Antonio Arnoldi. Quando la bandiera è stata issata, si sono potute immaginare le altre 4.300 bandiere in tutta Italia che stavano sventolando, «in una sorta di immenso nastro tricolore – come ha scritto Perona nel messaggio, letto da Sarti – che ha unito le comunità dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, dal Friuli alla Puglia, sino a quelle nazioni estere dove risiedono gli alpini della doppia naja».
L'Italia che gli alpini amano «non è quella godereccia, furbetta, volgare» (citando Oriana Fallaci), ma quella – parole di Perona a nome di tutte le penne nere – «seria e perbene, capace, generosa; consapevole di avere doveri verso il prossimo chiunque esso sia. L'Italia che sognano i nostri ragazzi in Afghanistan; l'Italia di chi è sinceramente orgoglioso della sua terra, della sua storia, delle sue origini, ma che è consapevole che tutto ciò deve essere curato e conservato».
L'augurio degli alpini è che i discorsi di questi giorni non siano di circostanza e che «l'Italia ufficiale non perda occasione di fermarsi e riflettere su questo anniversario e comprenda che è venuto il momento di lasciare a casa ogni interesse di parte e di rimboccarsi le maniche per ricostruire, moralmente e fisicamente quell'Italia, che i nostri vecchi hanno sognato». Un richiamo finale alle parole di una figura cara agli alpini, don Carlo Gnocchi, che scriveva : «Per fare bella l'Italia ci vuole la tenacia, la sobrietà, l'amore per la propria terra, la religiosità degli alpini».

 

Laura Arnoldi - L'Eco di Bergamo 18/03/2011