L'intervento Alpini, incentivi per il reclutamento Stampa

«Di qui non si passa»: a molti di noi, mentre si volgeva nell'emiciclo di Montecitorio l'informativa del ministro della Difesa sull'attentato in cui ha perso la vita il capitano degli alpini Massimo Ranzani, è venuto in mente il più famoso dei motti delle «penne nere». Quel motto – lo dimostra l'esperienza delle missioni militari internazionali di questi anni – riguarda, ormai, non solo i confini del territorio italiano, ma anche i confini della libertà e della dignità dell'uomo: il Corpo degli alpini s'è posto anche a presidio dei valori su cui si fondano tanto la nostra Costituzione quanto la legislazione internazionale sui diritti umani.

 

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Questa forza e questa capacità di rinnovarsi, restando fedeli alla tradizione, derivano dall'intenso rapporto che gli alpini hanno con il territorio, con i suoi valori e con la sua storia. Per questo, crediamo sia da accogliere con grande favore, l'arrivo in Aula, domani, di una proposta di legge sugli «incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine», frutto della sintesi di due proposte, rispettivamente del Popolo della Libertà e della Lega.
Sono molte le novità contenute nel disegno di legge, tutte incentrate sulla valorizzazione del rapporto fra gli alpini e i tradizionali territori di reclutamento. Ad esempio, gli aspiranti volontari potranno essere destinati alle località più prossime a quelle di residenza, mentre ai volontari in ferma prefissata di un anno sarà riservata una corsia preferenziale per le domande d'impiego nei reparti alpini. Le Regioni e gli enti locali potranno, inoltre, incentivare il reclutamento riconoscendo ai volontari dislocati nelle loro aree benefici fiscali e quote riservate nei concorsi banditi nei settori della sicurezza e della Protezione civile. Altre norme riguardano, poi, l'istituzione del «brevetto militare di alpinismo», utile ai fini dei concorsi per il reclutamento dei volontari, e l'istituzione di una riserva, costituita su base volontaria dall'Associazione nazionale alpini, mobilitabile in caso di calamità naturale, e a disposizione del Servizio nazionale della Protezione civile, delle autorità regionali, provinciali e comunali di Protezione civile delle regioni eventualmente colpite da disastro.
Non si può non essere d'accordo, infine, con il riconoscimento del ruolo storico svolto, in tutta la Penisola, dall'Associazione nazionale alpini, per la quale si prevede un fondo annuo di dotazione di 200 mila euro: dal Nord al Sud, gli italiani hanno, ormai, imparato a sperimentare la silenziosa e operosa presenza dei «veci», laddove si verifica qualche tragica calamità naturale. C'è da augurarsi che la sinistra voti a favore della proposta e superi le strumentali obiezioni finora espresse in Commissione, frutto di preconcetti duri a morire sul federalismo e sulla valorizzazione delle identità territoriali.

Gregorio Fontana
deputato del Pdl, membro della Commissione Difesa della Camera

 

L'Eco di Bergamo 06/03/2011