«La mia guerra nella steppa» Gromo premia l'ultimo reduce Stampa

Gromo

Una targa per Pierino Gandelli, classe 1921, combattente e, nel paese seriano, ultimo reduce della campagna di Russia. Oltre che veterano degli iscritti al gruppo alpini di Gromo.
A consegnare il riconoscimento è stata una folta delegazione di alpini che ha raggiunto la casa di riposo del paese, dove da qualche tempo il «vecio» è ospite. Una semplice targa accompagnata da parole di stima per le imprese compiute da Gandelli durante la guerra e per la sua vita trascorsa all'insegna dell'onestà, degli affetti familiari, della disponibilità nei confronti della collettività e del gruppo alpini.

 

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Racconta Marco Pellegrinelli, capogruppo delle penne nere gromesi: «C'è stato un attimo di forte emozione al momento della consegna della targa al nostro Pierino, ma subito dopo, microfono alla mano, con voce ferma e schietta ha voluto ricordare i tanti amici rimasti sul manto gelido della steppa russa».
«La guerra cui ho partecipato – ha poi sottolineato il reduce con commozione – è stato, come tutti i conflitti, un tragico evento. Siamo andati con le armi in un paese lontano, a combattere una guerra che per noi era senza senso, ma per i russi fondamentale per salvare la loro nazione, le loro case, le loro famiglie. Non noi, ma loro avevano ragione».
Pierino Gandelli è stato anche insignito, per una sua eroica azione, della medaglia di bronzo al valor militare. Così, nelle sue parole, il racconto dell'azione all'origine della medaglia: «Eravamo alle porte di Nikolajewka, e io ero mortaista dell'Edolo. Il comandante Leonardo Caprioli, in una situazione che si faceva via via più drammatica, mi ordinò di salire sul tetto di un'isba per mettere a tacere una mitragliatrice russa che, sparando a raffica, impediva ad un drappello di mortaisti di raggiungerci e mettersi in salvo. Con un po' di fortuna, e rischiando parecchio, la mitragliatrice fu fatta tacere, aprendo così la via ad una probabile salvezza».
L'anziano reduce, che prima di tornare in Italia ha anche trascorso due anni sul Mar Baltico, prigioniero dei tedeschi, sorridendo ha così concluso: «Dopo l'azione di Nikolajewka fui proposto per una medaglia d'argento. Infine, pensando probabilmente che con quella medaglia avrebbero dovuto darmi una bella pensione, hanno optato per quella di bronzo. Va bene così, anche perché sono stato felice di aver riportato la pelle a baita».
Alla cerimonia di consegna della targa di riconoscimento, oltre agli ospiti della casa di riposo hanno partecipato, commossi, diversi nipoti di Gandelli.

 

Enzo Valenti - L'Eco di Bergamo -