«Grazie a voi siamo uomini liberi» Stampa

Ieri a Darfo la sfilata delle penne nere da Lombardia ed Emilia: 6 mila incuranti della pioggia

Il ricordo dei morti in Afghanistan, i giovani della mini naja: «Un'esperienza che cambia la vita»

 

Alpini è... un bambino di tre anni sul marciapiede con la bandierina tricolore in mano; i gagliardetti vicini vicini che ondeggiano sul viale; gli striscioni verdi con il nome del gruppo portati da uomini baffuti e sorridenti; le tute giallo fluorescente o arancione della Protezione civile e dell'antincendio boschivo, sempre pronte ad intervenire.

Gli alpini sono tante cose insieme, inutile cercare di riassumerli in poche immagini. Lo si è visto anche ieri mattina a Darfo Boario Terme, dove circa seimila penne nere lombarde ed emiliane hanno sfilato in occasione del raduno del Secondo raggruppamento, il sodalizio che riunisce veci e bocia delle 20 sezioni dell'Associazione nazionale alpini attive in Lombardia ed Emilia Romagna. A guardarli e ad applaudirli, a causa del maltempo, c'erano «solo» duemila persone, secondo le prime stime, ma la festa è servita per ringraziare l'animo semplice, genuino e generose di queste persone che tutti riconoscono per il cappello con la penna nera.

Davanti al labaro nazionale dell'Ana, hanno sfilato quasi mille alpini bergamaschi, tutti in fila dietro il loro presidente Antonio Sarti. «Tutto come previsto – commenta lui –: il successo di questa giornata conferma che ci troviamo in una terra profondamente alpina: in Valle Camonica, sulle nevi dell'Adamello, è stata combattuta la Prima guerra mondiale e molti alpini, partiti dalle valli bergamasche, non sono più tornati a casa. Parlando con tanti amici ha scoperto che tutti ricordano con enorme piacere l'Adunata nazionale nella nostra città». Come sottolinea anche uno dei «veci», Antonio Neri del gruppo Redona: «È stata un'adunata ineguagliabile. Ma adesso guardiamo a Torino». Prima, però, nel 2011 c'è la grande festa per i 90 anni della sezione di Bergamo.

Al termine della sfilata, hanno parlato le autorità presenti. Francesco Abondio, sindaco di Darfo, ha suggerito l'ideale collegamento tra «i quattro alpini morti in Afghanistan e quelli morti quasi 100 anni fa sull'Adamello». Monica Rizzi, assessore regionale allo Sport, originaria proprio di Darfo, ha portato i saluti del presidente Roberto Formigoni e indicando i reduci seduti in prima fila ha detto: «Sono loro che ci hanno permesso di crescere donne e uomini liberi». Giacomo Cappellini, presidente della sezione Ana di Vallecamonica, organizzatrice del raduno, ha ricordato i 150 anni dell'Unità d'Italia, mentre Corrado Perona, presidente nazionale Ana, ha aggiunto: «Qui ci sono le coscienze degli scarponi: la pioggia non ci tocca, ciò che questa valle ha dato agli alpini basta e avanza per andare avanti, mai indietro. Qui si coglie un senso di appartenenza che non ha eguali». Tra i più applauditi, i giovani della mini naja. Avanzano con il passo un po' incerto, ma portano il cappello con la penna a testa alta. Fra loro - una ventina in tutto -, ci sono anche alcuni bergamaschi. Simone Inno, di Presezzo: «Volevo mettermi alla prova e sono partito per Aosta. In caserma ci siamo ritrovati tutti sullo stesso piano ed è un'esperienza che ti cambia la vita».

Giuseppe Arrighetti

L'Eco di Bergamo - 18/10/2010