Ana, un museo alpino nella sede provinciale Stampa

L'associazione vorrebbe aprirlo nel 2011, in occasione del suo 90°. Sarti: «Tributo alla memoria». L'appello: «Chi ha cimeli li porti»

 

Dopo la grande adunata nazionale degli alpini l'Ana (Associazione nazionale alpini) di Bergamo sta avviando un nuovo grande progetto da presentare alla città in occasione del suo 90° di fondazione, che verrà festeggiato nel settembre 2011.

«Quello che contraddistingue gli alpini è il valore attribuito alla memoria, necessaria per non dimenticare la nostra storia e rendere omaggio a chi ci ha preceduto e che ha accettato di sacrificare la propria vita per la Patria. Sentiamo questo dovere ancora più forte nel momento in cui ci prepariamo a celebrare un anniversario importante», afferma Antonio Sarti, presidente sezionale. «Intendiamo dare vita all'interno della nostra sede ad un museo del corpo alpino, che possa essere aperto a tutti. Abbiamo già un po' di materiale raccolto nel tempo o portato da alcuni gruppi, ma l'idea è di esporre tutto quanto possa permettere di ricostruire la storia degli alpini e di in particolare delle penne nere bergamasche», spiega il consigliere nazionale Antonio Arnoldi, che sta seguendo le fasi di realizzazione dell'ambizioso progetto. «Per questo – aggiunge Arnoldi – ci appelliamo a tutti coloro che magari conservano oggetti, documenti, fotografie appartenenti a padri, mariti, figli che hanno svolto il servizio militare nei corpi alpini e che possano rendere i loro cimeli fruibili a tutti nell'esposizione che allestiremo. Se possibile chiediamo anche un aiuto per trovare manichini da utilizzare per le divise».

Pierluigi Dall'Angelo, classe 1942, è stato coinvolto nel progetto in quanto alpino esperto collezionista e appassionato di storia: «Da piccoli, nel dopoguerra, si girava per soffitte e cantine a raccogliere materiali vari da rivendere per ricavare denaro per l'oratorio o per comprare un gelato. Da allora mi sono appassionato alla ricerca di materiale militare fino ad avere una collezione molto particolare di divise di truppa, più difficili da recuperare. Infatti i soldati dopo il loro servizio, spesso usavano calzoni e giubbe nella vita civile, o le donne, esperte nell'arte di riciclare, riutilizzavano la stoffa per altro. Erano tempi in cui non si aveva grande disponibilità di denaro».

Compito di Dall'Angelo con l'aiuto di Enrico Giudici sarà quello di reperire, catalogare ed organizzare il materiale: «Ogni oggetto, che sia divisa, zaino, scarponi, mostrine, medaglie, fotografie, elmetti verrà schedato per tipologia ed epoca». Ma il progetto prevede uno sviluppo ulteriore: «In una seconda fase, dopo aver collocato i reperti in un'ampia ala della sede, penseremo all'aspetto didattico per proporre visite agli studenti. Il fine ultimo è di evitare che oggetti significativi cadano nell'oblio, magari abbandonati in cantina o, peggio ancora, buttati tra i rifiuti», conclude Dall'Angelo.

Qualcuno ha già risposto all'appello: la signora Umbertina Sala ha contattato la sede di Bergamo per donare alcuni oggetti appartenenti al marito: «Mio marito Franco visse gli eventi della seconda guerra mondiale sul fronte francese, poi greco e infine venne mandato anche in Russia. Aveva passione per la fotografia ed era uno sciatore provetto». A distanza di molti anni dalla morte del marito avvenuta nel 1972, la signora ha ritrovato documenti e foto che ha deciso di donare all'Ana.

Laura Arnoldi

L'Eco di Bergamo - 02/10/2010