Noi italiani siamo bravi a Kabul - «Affetto e risorse ai nostri soldati a Kabul» Stampa

La signora Mariangela Arnoldi esprime la comprensibile preoccupazione di una madre il cui figlio è un ufficiale, impegnato in una missione militare all'estero, molto delicata e non priva di pericolo, come dimostra, purtroppo, la tragica morte dei nostri quattro alpini, intorno alle cui famiglie tutti noi ci stringiamo. Come ci siamo stretti intorno a quelle di tutte le vittime di questa ed altre missioni: il loro dolore è quello di un intero Paese. Voglio soprattutto rassicurare la signora. In primo luogo, non c'è alcuna confusione nella guida politica della missione. Come ha ben spiegato il ministro della Difesa Ignazio La Russa in Parlamento, richiamandosi espressamente alle parole del Capo dello Stato, la nostra presenza in Afghanistan è incardinata nel ruolo che il nostro Paese, sulla base della nostra Costituzione, svolge in favore della pace e della stabilità nel mondo. E di questo dobbiamo esserne fieri. Questo impegno viene attuato nell'ambito di una strategia estremamente dettagliata, le cui linee direttrici sono stabilite dal governo, che ne riferisce al Parlamento, e la cui attuazione è affidata ai nostri vertici militari, la cui professionalità è universalmente riconosciuta.

 

alt


Esigenze concrete
Negli ultimi anni sono stato molte volte in Afghanistan nel quadro delle missioni ispettive della Commissione Difesa della Camera e ho sempre rilevato, direttamente sul campo, che i nostri soldati stanno dando prova di eccezionale valore e di spirito di umanità e che godono dell'assoluto e fattivo sostegno del governo, al quale, comunque, non abbiamo mai mancato e non mancheremo di rivolgerci per verificare le esigenze concrete che di volta in volta dovessero presentarsi al fine di garantire ai militari impegnati sul suolo afghano le migliori condizioni di operatività e sicurezza.
Ed è bene ricordare che governo e Parlamento non hanno fatto pesare gli effetti della crisi economica e i conseguenti tagli nella spesa pubblica, neanche per un centesimo alle missioni internazionali, che hanno invece ottenuto risorse superiori di un terzo a quelle che c'erano prima del 2008. Questo perché i nostri ragazzi meritano ogni attenzione e di operare nelle migliori condizioni: sono portatori di pace e democrazia, non dimentichiamolo mai. Il governo italiano è tra quelli maggiormente impegnati nella ricostruzione istituzionale e democratica dell'Afghanistan, così come nel mantenimento degli equilibri di pace e sicurezza nelle aree critiche del pianeta, come del resto gli è stato più volte riconosciuto dai principali partner e dallo stesso presidente Obama.
 

Una scelta generosa
In quanto alla vicinanza e al calore della nostra gente, credo che i nostri soldati li sentano in maniera molto intensa. Gli italiani sanno che quei soldati hanno fatto una scelta professionale, difficile e generosa. Essi sono lì, con lo stesso spirito con cui i nostri poliziotti e i nostri carabinieri pattugliano le nostre strade, in particolare nelle zone dove più forte è l'esigenza di far sentire la presenza dello Stato, mettendo a repentaglio la propria vita.
Gli uni e gli altri, all'interno come all'esterno dei nostri confini nazionali, sono impegnati con grande professionalità e spirito di sacrificio nella difesa della nostra sicurezza e dei nostri valori, cristiani e laici, di solidarietà, di giustizia e democrazia. Facciamo sentire sempre il nostro affetto, il sostegno di un Paese che invia in missione di pace i suoi figli migliori, perché quei ragazzi sono tutti figli nostri.

Gregorio Fontana
Commissione Difesa Camera

 

L'Eco di Bergamo 16/10/2010