Zafferano al posto dell'oppio a Herat. Alpini in prima linea Stampa

Coltivazioni di zafferano in alternativa all'oppio: questo l'ambizioso obiettivo del Provincial reconstruction team Italiano (attualmente costituito dagli artiglieri da montagna del 1° reggimento) di Herat in Afghanistan, dove sono impegnati gli alpini della Brigata Julia.

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Un progetto che coinvolgerà anche l'Associazione nazionale alpini, già pronta ad acquistare lo zafferano in bustine (dal costo di 10 euro l'una) prodotto per sostenere concretamente il progetto avviato nei mesi scorsi e sostenuto dal ministero della Difesa con un finanziamento di 170 mila euro. L'Ana utilizzerà il primo ordine di bustine per pubblicizzare il progetto tra le diverse sezioni.
L'iniziativa, attuata in alcuni distretti della provincia di Herat, è nata dalla richiesta delle autorità locali e del dipartimento Antinarcotici e prevede la distribuzione di 60 tonnellate di bulbi di zafferano e di 7,5 tonnellate di fertilizzante in otto distretti che non porteranno alla sostituzione diretta del papavero da oppio, ma al potenziamento della filiera alternativa dello zafferano, attualmente già esistente e destinata a crescere del 10% grazie all'iniziativa italiana.
La lista dei beneficiari è stata fornita ai militari italiani dal dipartimento dell'Agricoltura di Herat, dopo uno studio sulla capacità dei singoli agricoltori di intraprendere la nuova coltura, mentre le distribuzioni hanno luogo tramite i capi delle comunità interessate. Tra i beneficiari dell'iniziativa del Prt figura la Ghoryan's women saffron association, associazione femminile che conta 480 donne impegnate nella produzione dello zafferano, le quali hanno ricevuto 2 tonnellate di bulbi. Inoltre è stato annunciato alle comunità locali la prossima realizzazione di 17 chilometri di strada asfaltata per consentire ai villaggi più lontani del distretto di raggiungere Shindand e i suoi mercati, oltre alla costruzione di un ospedale con 50 posti letto e di 5 ambulatori, per un totale di 400.000 euro.

 

Laura Arnoldi - L'Eco di Bergamo 16/03/2011