Alpini in Afghanistan «Siamo orgogliosi di questa missione» Stampa

Il tenente Moriggi: apprezzati da gente e istituzioni Brigata Julia, la bandiera di guerra torna a Belluno Le Penne nere di Bergamo omaggiano il vessillo.

La bandiera di guerra del 7° reggimento della Brigata Julia è ritornata a Belluno alla «caserma Salsa» e ieri tutta la città le ha reso omaggio. Tra i presenti anche gli alpini in congedo partiti da Bergamo per salutare gli alpini in armi e in particolare il tenente Martino Moriggi, bergamasco di Capriate. Il vessillo della sezione di Bergamo è stato scortato dal vicepresidente sezionale Alessio Granelli, dai consiglieri Natale Bertuletti e Antonio Arnoldi, dall'alfiere Alberto Bono e dagli alpini dei gruppi di Capriate-Crespi, San Gervasio d'Adda e Bottanuco.
 

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Il grazie degli afghani
Il 7° reggimento era partito nel luglio scorso e per 7 mesi ha lavorato a favore della popolazione afghana nei distretti del Gulistan e Bakwa. «Quello che mi ha stupito positivamente – racconta il tenente Moriggi, che aveva il ruolo di comandante di plotone e vicecomandante di compagnia a Bakwa – è che la nostra attività ha ottenuto il riconoscimento non solo della popolazione civile, ma anche delle istituzioni afghane, che hanno apprezzato il nostro impegno nel ripristino di condizioni di sicurezza».
 

Cinque vittime del Settimo
Una missione difficile, impegnativa, che al 7° reggimento è costata parecchio: «Abbiamo perso cinque soldati, in particolare 4 erano miei uomini. Oggi quindi oltre al grande orgoglio di aver partecipato a una missione tanto importante che ha ricevuto un riconoscimento significativo, c'è amarezza e tristezza». Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone sono morti nell'ottobre del 2010; Matteo Miotto è stato ucciso a dicembre. «I cinque alpini – racconta Natale Bertuletti – sono stati ricordati durante la cerimonia dal generale di corpo d'armata Alberto Primicerj e dal comandante del reggimento il colonnello Paolo Sfarra. È stato un momento molto commovente. I loro nomi sono stati pronunciati prima che venisse suonato con la tromba il Silenzio».

 

Cittadinanza onoraria
La manifestazione nella piazza dei Martiri ha visto la partecipazione di tutta Belluno: «La città è sempre stata vicina a noi alpini – commenta il tenente – .Oggi al Settimo è stata conferita la cittadinanza onoraria, che suggella ulteriormente lo stretto rapporto tra noi e Belluno, un gesto significativo per dire "grazie" a questi professionisti che sono disposti ad accettare il rischio di perdere la propria vita».
«Ho incontrato anche gli alpini della sezione di Bergamo e del mio gruppo di Capriate. Ci sono sempre molto vicini. Si dice che chi è stato alpino lo sia per sempre. Io so che chi ha indossato questo cappello riesce a comprendere i sentimenti che proviamo come alpini», conclude il tenente Moriggi.
 

Solidarietà dell'Ana
«Ogni volta che qualcuno di questi militari cade vittima di attentati o scontri è un dolore profondo per tutte le Penne nere dell'Ana. Il lutto che colpisce le truppe alpine è anche nostro», aggiunge Arnoldi. Per questo il presidente nazionale Corrado Perona ha sentito il bisogno di scrivere una lettera aperta al vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo che all'indomani della morte di Matteo Miotto aveva affermato che «Quelle non sono missioni di pace. I nostri soldati vanno lì con le armi. Non sono d'accordo con una certa esaltazione retorica, non facciamone degli eroi».
Perona nel suo scritto afferma che «gli italiani, gli alpini non hanno bisogno di eroi nel significato retorico del termine, ma di Uomini come questi che hanno affrontato la vita e i doveri con coraggio e determinazione. Siamo orgogliosi del modo in cui i nostri alpini svolgono una missione difficile e sono esempio di un'Italia bella e solidale che esiste davvero e opera senza clamore».

 

Laura Arnoldi - L'Eco di Bergamo 19/03/2011