L'addio di Thiene al suo alpino Stampa

La lettera di mamma e papà: Matteo, sarai un esempio per tutti i giovani. Sepolto insieme ai Caduti La Russa: da questa città un insegnamento per tutto il Paese. In Afghanistan italiani ancora sotto tiro.


THIENE (VICENZA)
Thiene ha dato l'addio al «suo» alpino Matteo Miotto, ucciso a 24 anni in Afghanistan il 31 dicembre. In terra afghana, nelle stesse ore, altri alpini erano impegnati in una operazione assieme a truppe locali, segnata dall'arresto di cinque presunti «insorti» e da uno scontro a fuoco, fortunatamente senza feriti tra gli italiani.
Un giorno di infinita tristezza con il cielo attraversato da una eclissi di sole (che in greco significa «abbandono»), quasi un segno nel momento dell'ultimo doloroso saluto della famiglia a Matteo, quinta vittima in tre mesi del 7° Reggimento alpini di Belluno.
 

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«Gli eroi non muoiono mai»
È certo che difficilmente il ricordo di questo ragazzo abbandonerà la sua gente, e soprattutto gli alpini: «Gli eroi non muoiono mai» ricordava nella camera ardente allestita in municipio una vecchia penna nera con gli occhi pieni di lacrime, e per tutti Matteo Miotto eroe lo è. A cominciare dalla sua famiglia che, nel corso dei funerali celebrati in Duomo dall'arciprete monsignor Livio Destro, in una lettera gli ha ricordato di essere «un eroe vero, non falso come quelli mercificati. Sarai un esempio per i giovani – hanno scritto i genitori Francesco e Anna – anche se tra i giovani d'oggi tu sei l'eccezione non la normalità».
Un eroe «con uno stile di vita da "generoso cuore di alpino" che aveva ereditato dal nonno e mantenuto nelle sue frequentazioni nella parrocchia della Madonna dell'Olmo di Thiene», ha sottolineato monsignor Livio Destro. Alle parole del celebrante hanno fatto eco quelle del governatore del Veneto Luca Zaia che ha idealmente abbracciato «un eroe, un ragazzo che ha dato la sua vita per difendere la nostra terra dal terrorismo islamico».
L'eroismo di Matteo Miotto, che, quando è stato colpito, nella mimetica custodiva un piccolo presepio intagliato nel legno di un ramo, ieri ha saputo unire, nell'ultimo saluto, parlamentari di schieramenti opposti, da Daniela Sbrollini del Pd a Mirko Tremaglia del Fli, e calamitare nella cittadina dell'alto vicentino migliaia di persone. È stata un'autentica folla, infatti, quella che non ha voluto rinunciare a rendere omaggio al giovane caporal maggiore: da lunedì sera fino a pochi minuti prima delle esequie è stata senza soluzione di continuità la fila di persone incolonnate attorno alla bara avvolta dal Tricolore nella sala consigliare di Thiene.
Un lutto silenzioso e un dolore composto appena incrinato dagli applausi, brevi, che hanno accolto e salutato il feretro all'entrata e all'uscita dalla chiesa. Dignità che ha fatto dire al ministro della Difesa Ignazio La Russa: «quello che ho visto qui a Thiene è un insegnamento per tutti gli italiani. Questo sentimento è di comunione e di affetto; credo che oggi (ieri, ndr) ci sia stato molto da imparare per tutti». Mentre per un altro ministro, quello per le Riforme, Umberto Bossi, il sacrificio di Miotto così come tutta l'azione delle truppe italiane in Afghanistan «sarà storicamente riconosciuto».
 

L'attacco al 5° alpini
Truppe, come gli alpini del 5° reggimento di Vipiteno che, assieme a militari afghani e alla polizia, hanno operato in questi giorni nel distretto di Obeh, a Herat, nel quadro dell'operazione «Empire» tesa a contrastare la presenza di «insurgents»: un mezzo di soldati afghani è saltato su un ordigno, quattro i feriti, mentre uno scontro a fuoco si è concluso senza conseguenze per le penne nere.
Il feretro del giovane è stato tumulato, come lui stesso aveva richiesto, nell'ala «militare» del cimitero di Thiene riservata ai caduti: «L'eclissi è appena finita – ha concluso monsignor Livio – e dopo l'eclissi del dolore e della sua sofferenza il ricordo di Matteo ci dia la forza di reagire».

 

Vincenzo Beni - L'Eco di Bergamo 05/01/2011

 

Ai funerali l'omaggio delle penne nere bergamasche

Questa volta gli alpini bergamaschi non hanno voluto rinunciare a testimoniare la loro vicinanza alla famiglia di Matteo Miotto, l'alpino ucciso in Afghanistan il 31 dicembre. Alle 7 di ieri mattina una piccola delegazione è partita alla volta di Thiene per partecipare ai funerali del caporalmaggiore. «È la prima volta che presenziamo alle cerimonie funebri per la morte di questi giovani soldati uccisi in Afghanistan. Abbiamo sentito il bisogno di portare l'affetto e la solidarietà di tutte le penne nere bergamasche in una terra fortemente alpina» spiega Natale Bertuletti, consigliere sezionale dell'Ana.
 

«Matteo, figlio e fratello»
«E vorremmo – aggiunge Antonio Arnoldi che ha la carica di consigliere nazionale Ana – non dover essere più presenti a momenti così tristi. Il presidente Corrado Perona era intervenuto ai funerali di Stato a Roma, ma molti consiglieri nazionali hanno voluto portare il loro saluto a Thiene».
Da Bergamo è partito anche il vessillo della sezione portato dall'alfiere ufficiale Armando Finotto. «Il nostro vessillo – aggiunge Antonio Arndoldi – ha accompagnato il corteo funebre dalla sala consiliare del Comune al duomo insieme a altri 32 vessilli di altrettante sezioni e a oltre 300 gagliardetti di gruppi a testimonianza che tutta la famiglia alpina si è voluta stringere intorno a questo ragazzo, che tutte le penne nere sentono come proprio fratello o figlio».
«La cerimonia – commenta Natale Bertuletti – è stata molto partecipata e commossa» con la presenza del picchetto d'onore e i militari del 7° Reggimento di stanza a Belluno che hanno voluto portare la bara del compagno per l'ultimo viaggio. «La folla era enorme, silenziosa, non tutti sono riusciti a entrare in chiesa. All'esterno c'erano due maxi schermi per permettere a tutti di seguire la cerimonia. Mi ha colpito la presenza di moltissimi giovani e il lutto contenuto dei genitori, del fratello e della fidanzata. A tutti è stata data copia della lettera che Matteo aveva inviato a Thiene per la commemorazione del 4 Novembre scorso» sottolinea ancora il consigliere nazionale Arnoldi.
Forte l'emozione anche per alpini vecchio stampo come quelli bergamaschi nel momento in cui un cugino ha dedicato a Matteo la canzone di Franco Battiato «L'ombra della luce» accompagnata dall'organo. «La famiglia ha poi espresso il desiderio che la tumulazione al cimitero avvenisse in forma strettamente privata. Desiderio che abbiamo ovviamente rispettato. Così, terminata la Messa siamo ritornati a Bergamo» conclude Natale Bertuletti.

 

Laura Arnoldi - L'Eco di Bergamo 05/01/2011