Roberto Baccanelli, classe 1928, nativo di Verdello e da 56 residente a Buenos Aires, in Argentina, anche quest'anno, cappello da alpino in testa ha sfilato all'adunata nazionale degli alpini.
Bergamasco doc, nel 1955 era dipendente della Dalmine, quando l'azienda gli chiese di partire per il Paese sudamericano. «Avevo 26 anni – racconta – e non ero mai salito su un aereo. Mi chiesero di andare a Buenos Aires e lo feci. Senza esitare». E dopo quella prima esperienza da tecnico, 56 anni dopo, Roberto Baccanelli possiede oggi un gruppo di stabilimenti sparsi in diverse città argentine, dove lavorano oltre 1.700 persone. «Il cappello da alpino è la mia bandiera, rappresenta lo spirito della mia patria e della gente che vuole e fa il bene della patria. Le adunate a cui ho partecipato? Esattamente non le ricordo tutte, ma so che sono moltissime». Nel cuore di Roberto Baccanelli sono rimasti i due appuntamenti bergamaschi: «Meravigliosa quella del 1986, ma per imponenza quella dello scorso anno è stata certamente indimenticabile».
Spirito inossidabile
L'industriale bergamasco non ha mai voluto tradire quel doppio giuramento che fece verso l'Italia, quando cioè giurò da recluta e da allievo ufficiali fedeltà alla patria: «Ho avuto negli anni scorsi la possibilità di ottenere la cittadinanza argentina, pur mantenendo anche quella italiana. Ma sono orgoglioso della mia terra e voglio mantenere sino alla fine un'unica carta di identità, quella della mia Italia». Roberto Baccanelli racconta che l'adunata è una «straordinaria occasione per ritrovare amici e per rinnovare lo spirito alpino. Quello spirito che ho avuto nel cuore sin dall'inizio, quando cioè andai alla Scuola allievi ufficiali a Lecce e sino alle esperienze vissute a Silandro e Bolzano». «Vedete – commenta mostrando il suo cappello – è un po' consumato dagli anni, ma lo spirito alpino è inossidabile».
Uomo riservato, come un vero alpino dice: «Se non chiedo troppo, vorrei mandare un abbraccio a tutti i miei amici e a tutta la straordinaria gente bergamasca che ho sempre nel mio cuore».
Giuseppe Lupi - L'Eco di Bergamo 09/05/2011
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