I commenti sull'adunata di Torino - Chi parla male di noi alpini forse non sa chi siamo davvero Stampa

Caro direttore, scrivo questa lettera dopo essermi imbattuto in un articolo di giornale edito a Torino nei giorni seguenti la nostra adunata. Leggendo questo articolo sono sobbalzato sulla sedia, possibile che a Torino noi alpini ci siamo comportati così male? Cosa sta succedendo, mentre tutti ci indicano come esempio di pulizia morale e simbolo di sicurezza, a qualcuno destiamo un simile sentimento di «odio e repulsione»?
Il giornalista titola il suo articolo così: «Torino è libera dagli alpini» e già qui inizio a sgranare gli occhi; nell'articolo si parla di noi alpini come fossimo stati un'orda di barbari che ha invaso la storica città dell'Unità d'Italia, ci presenta come «buffi soldatini» e poi chiude con il colpo di maestro definendoci «un corpo militare formato da allegri e apparentemente innocui "ciucatun"». Per coloro che vogliono capire il tono ecco un breve (ma pesante) passo dello scribacchino torinese (articolo tratto da «Nuova società» di Torino, diretto da Diego Novelli, a firma Luigi Nervo, on line lunedì 9 maggio sul sito http://www.nuovasocieta.it/torino/26536-torino-e-liberadagli-alpini.html): «Per molte ragazzine questi buffi soldatini con la penna in testa vengono considerati "teneri". Fanno simpatia per la loro allegria contagiosa e la fiaschetta di vino che portano sempre con loro. Forse non sono così teneri agli occhi dei bambini iracheni o afghani impauriti dai fucili quando sono entrati nei loro Paesi insieme alla coalizione internazionale per combattere la guerra degli Stati Uniti. Tutto viene dimenticato insieme ad una "buta" di vino e un po' di grappa fatta in casa. Una festa per rendere onore agli alpini con le menti annebbiate dall'alcol e dalla propaganda. Le stesse persone che sorridevano vedendo questi uomini scampanellare sulle loro biciclette bardate con ogni tipo di bandiera e di vessillo telefonavano ai numeri d'emergenza per contestare dei comportamenti molesti e maleducati dei "veci" e dei "bocia". Solo alla centrale dei carabinieri sono arrivate più di quattromila chiamate. Nessun fatto grave, ma tanti piccoli episodi di inciviltà. Trattori che circolavano contromano nelle principali arterie cittadine, grigliate nei cortili delle abitazioni, schiamazzi e canti nel cuore della notte, ubriachi molesti che sbucavano da ogni angolo».

 

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Ammetto che in Italia essendoci libertà di pensiero e di stampa si può scrivere e dire di tutto, ma forse a questo «scribacchino torinese» sarebbe meglio regalare una copia del libro verde degli alpini, invitandolo a «lavorare» al fianco degli alpini e della loro protezione civile, o più sinceramente lo manderei a fare il corrispondente dall'Afghanistan in mezzo ad un reggimento alpini.
Chiudo con il classico saluto, che dopo aver letto quanto sopra diventa un urlo: «W gli alpini».

Armando Vaghi - Trescore Balneario

 

L'Eco di Bergamo 14/05/2011