La follia di Endine Gaiano Stampa

Il  1974 è l’anno in cui prende vigore la solidarietà: per questo c’è voluto il cuore e l’opera del dott. Caprioli. All’assemblea annuale del 2 maggio 1974 il presidente sezionale sottolineò l’opportunità della “costituzione di squadre antincendio per un sollecito, fattivo intervento in casi di incendi dei nostri boschi”. Aggiunse poi: “Debbo esprimervi anche un mio personalissimo punto di vista, che forse a qualcuno non sarà molto gradito: abbiamo pressochè riempito la provincia di Bergamo di monumenti, chiesette, cappelle, cippi, ecc. e so che da parte di parecchi Gruppi sono in progetto iniziative del genere; la cosa è bellissima, lodevolissima, ma vedrei altrettanto volentieri altre iniziative che possano, pur ricordando i Morti per la Patria, e sempre naturalmente attraverso la collaborazione degli Alpini, essere di utilità anche ai vivi”. Quelle parole furono rugiada e acqua che diedero linfa ai virgulti di solidarietà radicati nel cuore degli alpini. Già all’inizio dell’anno il Gruppo di Calolziocorte si era distinto donando all’ospedale di Lecco un rene artificiale, grazie alle offerte degli alpini e della popolazione.

Verso la fine dell’anno il presidente Caprioli, propone di erigere un “monumento” del tutto originale: una Casa per i bambini miodistrofici. Così nacque quel gioiello che è la Casa di Endine Gaiano, all’insegna del motto “Ricordiamo i Morti aiutando i vivi”. Un fiorire di iniziative per sostenere l’iniziativa caratterizzò tutto il 1975. Tutti i Gruppi in occasione di manifestazioni non mancarono di organizzare raccolte di fondi per la costruenda Casa di Endine. Allo stadio comunale di Bergamo si svolse uno spettacolo definito “indimenticabile” sotto tutti i punti di vista. Oltre 20.000 gli spettatori, organizzazione perfetta, fanfare, sport e canzoni tennero banco per tutta la serata ed al termine tutti se ne andarono soddisfatti per i soldi spesi bene a favore di un’opera altamente meritoria. Alla fine del 1975 i fondi raccolti raggiunsero i 74 milioni. Non mancò nel frattempo lo svolgimento di attività antincendio da parte delle squadre appositamente costituite nei vari paesi di montagna e collinari.