Sinistri presagi |
Arrivati a questo punto le nostre fonti d’informazione si impoveriscono. Per un certo periodo, che corrisponde più o meno al preavviso della bufera che minaccia il mondo, le notizie dell’attività della Sezione sono molto limitate. Nel 1935 al tenente Calcaterra subentrò, quale presidente sezionale, il tenente Fermo Lecchi, che ricoprirà la carica fino al 1940, col segretario Traini, vicepresidente il prof. Orefice e con mansioni di “galoppino emerito” Ernesto Vedovati. L’attività fu ridotta al minimo. Nel 1937 “Lo Scarpone Orobico” cessò la pubblicazione poichè “disposizioni superiori” vietarono “la pubblicazione di periodici a carattere provinciale”. Nel periodo che va – grosso modo - dal 1929 al 1937, l’ANA, pur avendo una struttura che potremmo definire autoritaria, non risentì più di tanto delle interferenze del regime. Più che altro si era maggiormente esteso e rafforzato l’accostamento con i reparti alpini in armi, tanto da considerare l’Associazione come un reggimento (10° Reggimento Alpini) di alpini in congedo e le Sezioni dei battaglioni (Bergamo: Battaglione Orobico) Il cambiamento traumatico avvenne nel marzo 1937 con il passaggio di tutte le associazioni d’arma alle dirette dipendenze del Partito Nazionale Fascista. Il fascismo impose certi rituali che lo caratterizzarono: il trasferimento della sede nazionale dell’Associazione da Milano a Roma, l’aggiunta di un piccolo fascio al distintivo; l’imposizione di un nuovo statuto. Da questo momento s’incrina un rapporto fiduciario fra gli associati e le proclamate finalità del sodalizio che, possiamo ben dirlo, non coincidono. Gli alpini bergamaschi non cambiano per nulla la loro mentalità montanara e concreta, ignorando le direttive politiche. Il distacco tra Sede centrale e le sezioni, compresa quella di Bergamo, si allarga; il ristretto gruppo dirigente che si trova a Roma sembra aver perso il contatto con la base e con i problemi delle gente comune. Il 1° settembre 1939 scoppia le seconda guerra mondiale L’Italia inventa e dichiara la “non belligeranza”, però battaglioni alpini vanno a presidiare posizione di frontiera. Il 10 giugno anche l’Italia entra in guerra. Da questa data fino alla fine della guerra la storia dell’Associazione è storia degli alpini in armi, di quello che fu possibile fare per dare ai richiamati e alle famiglie solidarietà e assistenza.
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