L’Associazione, compresa la nostra Sezione, subì, come una persona fisica, le vicende belliche. I pochi giorni di guerra sul fronte occidentale – confine con la Francia – produssero soprattutto un alto numero di congelati. E poi l’Albania con gli alpini mandati allo sbaraglio, avviati in linea in fretta e furia dall’Italia, a tappare buchi di un fronte che ogni giorno ne apriva di nuovi. L’ossessione del fango, uno sterminato mare di fango che risucchiava tutto, anche l’animo. Dopo l’Albania, il 5° Alpini, il reggimento per eccellenza dei bergamaschi, rientrò in Italia. Trascorsi due mesi lasciò gli accantonamenti di Rivoli e Avigliana per partire per l’assurda campagna di Russia, dove si immolarono migliaia di alpini. Non esistono parole adeguate per descrivere le privazioni e i sacrifici a cui furono sottoposti, superando di gran lunga ogni credibile limite di resistenza umana. Il 25 luglio 1943 il regime fascista si sfascia.
Sull’Italia si abbatte la tragedia dell’8 settembre e numerosi alpini furono internati in Germania. Molti al nord entrarono a titolo individuale nelle formazioni partigiane; parecchie delle quali si intitolarono “Fiamme Verdi”; giovani di leva furono arruolati nelle formazioni alpine della Repubblica Sociale Italiana; nel sud, gli alpini vennero riuniti nel battaglione “Piemonte”, cui si aggiunsero il “Monte Granero” e “L’Aquila”. Inquadrati nel “Corpo Italiano di Liberazione”, combattendo a fianco degli Alleati, contribuirono alla liberazione dell’Italia. Anche nel periodo buio, gli alpini seppero servire la Patria
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